Sergio Giunipero, fotografo, torinese. E torinista. Tre grandi cose in una. Sto con lui per un breve tempo, durante la Fiera del libro. O salone? Salone si dice di un barbiere nel profondo sud, ancora? Ricordi d’infanzia, di quando andavo in vacanza dov’è nata mia madre. E dal sud al nord il passo una volta era lungo, fatto di innumerevoli treni della speranza, diretti a Milano, o a Torino, pieni di gente che doveva ricominciare lontano. Eccola, Torino, oggi. Vera, perché non è affatto quel grumo grigio che abbiamo più che altro immaginato negli anni settanta, così lontani, un po’ sporchi, così in bilico, col naso contro il vetro della tv in bianco e nero, con la Fiat che conteneva tutta la città e non il contrario, e pochi scorci davvero suggestivi che si vedevano forse solo al cinema, come ne La donna della domenica. Ora è sempre bella, suggestiva, fredda e calda, una specie di boiler impazzito. Torino signora, Torino Forza Toro, Torino je t’aime. Sergio è uno di quelli doc, mi fa girare per i posti e i monumenti come una guida amica. Mi spiega tutto, con pazienza, con un amore che lo riempie, perché lui ama davvero Torino, e si sente giustamente da lei, questa bellissima signora, ricambiato. Passeggiamo a lungo, dopo che i miei e i suoi impegni alla Fiera del libro ci danno un po’ di respiro. Gli faccio alcune domande:
Cosa vuol dire secondo te essere torinesi?
Vedi Franz, essere torinesi vuol dire parlare piano, da salotto. . . Vuol dire avere un certo distacco dalle cose che ci circondano ma esserne consapevoli. Vuol dire guardare Superga e pensare a un cielo plumbeo e a un aereo senza essere per forza un tifoso granata. Vuol dire mille cose in una sola: respirare questa città.
Quali sono gli squarci di Torino più interessanti?
I viali alberati. La collina. Il Po. La Gran Madre che si trasforma la notte. Le piazze piccole o grandi. La sua architettura simmetrica e speculare.
Dove va la città secondo te?
Torino è rinata dopo le Olimpiadi o meglio è ritornata consapevole della sua storia della sua cultura, e si è scrollata di dosso quel cappotto di città industriale che la aveva addormentata in un inverno infinito. Ha ripreso a camminare su strade diverse e potrà dare molto alla nazione, ma il suo destino sarà sempre quello di città-borgo, con una umanità tipica del paese; e questo la salverà sempre.
Qual è il pregio principale e il difetto?
È bella e sa farsi amare; sa sedurre. È luminosa, incastonata come un diamante nel naturale anello delle Alpi. Ma è anche scorbutica come ogni buon torinese. E sempre un po’ diffidente e distaccata.
Eccolo, Sergio. Riservato, un po’ timido. Torinese vero, dentro e fuori. Tranquillo e pensoso, con la sua Nikon sempre dietro, le gambe per girare la sua città continuamente, alla ricerca di quello che ancora non ha visto, perché una città non finisce veramente mai.
[Franz Krauspenhaar]
© foto di Sabrina Minetti
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