Quinta risposta
Mio caro Daniele,
Ma c'è stato davvero qualcuno che ci ha impedito di trovarci a Caserta? Cosa succede? Cosa è accaduto? Che cos'è che mi sfugge? Se non avessi visto io stesso il corpo gelido di Emilia, se non fossi certo, certo almeno di ciò, che lei è morta, uccisa, a Caserta, che lei era a Caserta per incontrare te e da lì non è più tornata, se non fossi sicuro di ciò, Daniele, oggi sarei certo che è stato tutto un gioco, o sei vuoi un sogno, un incubo. Se non sei stato tu a rinviare l’appuntamento, allora è stata Emilia. Lei forse non voleva intrusi tra di voi. Oppure è stato chi l’ha poi uccisa: anche per lui, io sarei stato un intruso.
Da qualche parte devo aver letto che ci sono delle menzogne che non riescono a restare nascoste, che chiedono di uscir fuori, di essere dette. Smascherate. “Se tu hai mentito”: ti è scivolata così, alla fine di quella tua ultima, strana lettera. Mentito. Io non avrei mai pensato che tra noi due potesse esserci la menzogna.
Cos’è, Daniele? Un banale lapsus o una traccia che mi getti per invitarmi a seguirti? E per finire dove? Quante sono le volte che sei tornato a Milano senza avermi cercato? Quando? Allora era vero, Daniele, ciò che qualcuno, settimane fa, mi disse? Di averti visto al Palazzo, ma si era lui, il procuratore, il suo amico, no era solo camminava in fretta non mi ha visto le assicuro che era lui dottore si fidi di me. Eri tu, Daniele. Tu a Milano. Tu a Caserta. Tu anche dietro la telefonata, allora? Tu bugiardo?
Spiegami, Daniele. Qualsiasi cosa, ma spiegami. Preferirei sentirti dire che hai sparato tu a Emilia, che hai preferito che lei non fosse più piuttosto che fosse senza di te. Preferirei saperti assassino, Daniele. Ma saperti, almeno. Altrimenti questa lettera, quelle lettere non hanno più senso. Altrimenti meglio il silenzio.
[Angelo Ascoli - Pasquale Vitagliano]
© foto di Sabrina Minetti